Il mercato di un tempo

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  • Tipo: Piazza; Mercato
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Intorno alla piazza è nato, all’inizio del ‘900, il mercato all’aperto di Piazza Vittorio. Il Mercato di un tempo, originariamente era un mercato ortofrutticolo ma si è via via ingrandito con banchi di generi diversi. Il mercato, coloratissimo e pieno di vita, ha trovato spazio nei romanzi di numerosi scrittori, primo fra tutti Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda del 1957. Nel 2001 il mercato è stato spostato nell’ex caserma Pepe per liberare la piazza e restituirle la sua funzione originaria di punto d’incontro.

La parola agli scrittori

Dal romanzo di Carlo Emilio Gadda Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1957):
“E’ l'ora che le donne sogliono provvedere a mercato in vista non solo della cena, quanto anzitutto del pranzo alle cure loro imminente: l'ora delle mozzarelle, dei formaggi, delle vermifughe cipolle, e dei cardi, sotto la neve pazientemente ibernanti, degli odori, delle insalatine prime, dell'abbacchio.
Gente che vennéveno la porchetta sulle bancarelle de piazza, quela mattina, ce n'era na tribbù. Da San Giuseppe in poi è la staggione sua, se po' di'. Col timo e co i fiocchetti de rosmarino, e l'agli nun ne parlamo, e il contorno o il ripieno de patate co l'erbetta pesta.. “La porca, la porca! Ciavemo la porchetta, signori! La bella porca de l’Ariccia co un bosco de rosmarino in de la panza! Co le patatine de stagione!” (la staggione se la sognava lui, erano le patate vecchie fatte a pezzi, tutte puntolini di prezzemolo, inficiate nella grascia della porca) . “Patatine de staggione, sori cavajeri e consijeri, sore spose mie belle! Che so’ mmejo che l’ova toste pe l’insalata. Mejo dell’ova de li capponi so’, ste patate. V’oo dico io. Assaggiatele!”
Posava un attimo da riprender fiato. E poi, a scoppio: “ Uno e novanta la porca! E’ una miseria, signori! Robba da fa vergogna, signori! A chi venne e a chi compra! Uno e novanta l’etto, più mejo fatto che detto. Famese avanti co li baiocchi a la mano, sore spose! Chi nun magna nun guadagna. Uno e novanta l’etto, la porca! Carne fina e dilicata, pe li signori proprio! Assaggiatela e proverete, v’ ‘o dico io, sore spose: carne fina e saporita! Chi prova ciariprova, er guadambio è tutto vostro. La bella porca de li Castelli ”.[Il Biondo] Trascorse piano piano davanti le bancarelle abbacchiare, oltrepassò carote e castagne e attigue montagnole di bianco-azzurrini finocchi, baffosetti, nunzi rotondissimi d'ariete: ivi insomma tutta la repubblica erbaria, dove alla gara dei costi e delle profferte i novelli sedani già tenevano il campo: e l'odore delle bruciate in sul chiudere…. pareva, da pochi fornelli superstiti, l'odore stesso dell'inverno fuggitivo.
Su molti banchi gialleggiavano, ormai senza tempo e senza più stagione le arance in piramidi, noci, mele secche, susine di provenza, nere, lustrate col catrame, susine di california alla cui sola veduta gli rampollava acquolina dal retrobocca.”

Dal romanzo di Alessio Brugnoli Tuono d’estate (2022):
“Odio il mercato di Piazza Vittorio. Perché nasconde la bellezza del giardino, svilendolo. Per la sporcizia e la puzza, per l'immonda folla di vecchiette, che spintona e vaga, nel tentativo di riempire la sporta per il pranzo. …si cantano le lodi di pollastri vivi coi loro occhi che smicciano da un lato solo e vedono, ognuno, un quarto del mondo di galline chiotte chiotte stipate nelle loro gabbie, o nere, o beige o padovane avorio paglia e faraone impettite e orgogliose. Davanti a me, spiccano rotoli di trippe lesse l'un sull'altro come tappeti arrotolati e gentili anatomie di capretti spellati, con l'abbacchiara che li solleva a mezz'aria, gridando “pe quattro lire v'oo do tutto”.

Il mercato non è più visibile

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