Acquedotto Anio Vetus

  • Tempo stimato: h 0:05
  • Tipo: Monumento storico; Sito archeologico
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L'acquedotto Anio vetus fu costruito con il bottino derivato dalla guerra combattuta da Roma contro Taranto e Pirro tra il 272 e il 269 a.C. L'Anio vetus subì tre restauri contemporaneamente all'acquedotto Appio: nel 144 a.C., dal pretore Quinto Marcio Re, in occasione della costruzione dell'acquedotto dell'Aqua Marcia (che rinforzava l'Anio vetus); nel 33 a.C., quando Agrippa monopolizzò l'apparato idrico della città; e tra l'11 ed il 4 a.C., ad opera di Augusto. Quest'ultimo fece costruire una diramazione sotterranea che, partendo dall'attuale zona del Pigneto, seguiva la via Casilina e raggiungeva l'odierna area delle Terme di Caracalla. In secondo luogo, la via percorsa dall'Anio Vetus e dall'Acqua Marcia fu contrassegnata con dei cippi numerati. Nei primi due secoli d.C. l'imperatore Adriano fece erigere un ponte, nei pressi dell'abitato di San Vittorino. Captava le acque direttamente dal fiume Aniene (Anio) nei pressi di Tivoli, all'altezza del XXIX miglio della via Valeria. In epoca imperiale l'Anio vetus era destinato all'irrigazione di ville e giardini e all'alimentazione delle relative fontane. Il percorso terminava nella zona denominata 'ad spem veterem', nei pressi di Porta Maggiore, ed era in realtà molto più lungo del necessario, perché si preferivano percorsi lunghi e tortuosi piuttosto che tragitti più brevi. Da qui il percorso urbano, sempre sotterraneo, girava intorno all'Esquilino e, superando l'attuale Stazione Termini e la piazza Manfredo Fanti, giungeva alla porta Esquilina, dove il 'castello terminale' provvedeva alla distribuzione dell'acqua alle varie utenze pubbliche.

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