Una ricognizione esquilina

  • Tema: Storia; Curiosità

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Nel suo libro del 2017 “Esquilino. Tre ricognizioni” Nicola Lagioia:
“Il quartiere negli anni non è esploso e non si è gentrificato: il quartiere è crollato su sé stesso sotto il peso di vecchie e nuove povertà. Questo non ha tuttavia trasformato l'Esquilino in una zona pericolosa e in fin dei conti in un umbratile quartiere in preda alla disperazione come è accaduto in certi spazi dell'estrema periferia. L'Esquilino è diventato una sorta di vivace zona franca in cui si affonda tutti insieme. Poca violenza. Pochissimo razzismo. Niente integrazione come la si era immaginata. Poca bellezza ma anche poca solitudine.
Le anime belle, negli anni Novanta, sognavano da queste parti la nascita di tutta una serie di aziende del territorio avanzato. Si sarebbe dovuto trattare di imprese multietniche, moderne, sostenibili, competitive. Case discografiche? Case editrici? Giornali? Catene di negozi alimentari? Marchi di abbigliamento? Software- houses? Non è mai stato davvero chiaro. Si immaginava ad ogni modo che in queste imprese del futuro gli indiani ci avrebbero messo l’intelligenza, i cinesi la costanza, i nord-africani la salutare discontinuità del ritmo e gli italiani la fantasia. Equipaggiati in questo modo, avremmo fatto concorrenza a Zara e magari persino a Google. È chiaro che non è successo.”

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