Targa in Via Merulana 219

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Carlo Emilio Gadda ha scelto il n. 219 di via Merulana come il luogo di un delitto nel suo romanzo più famoso, “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”, pubblicato nel 1957 ma ambientato alla fine degli anni venti. La narrazione parte con la descrizione dell'ambiente attorno alla signora Balducci e si allarga ai Castelli Romani da dove provengono le domestiche della signora e le "nipoti", ragazze che accoglieva come figlie per compensare solitudine e mancata maternità. Le indagini sono guidate dal commissario Ciccio Ingravallo. Offre una descrizione, suggestiva e personalissima, dei luoghi e dei personaggi coinvolti a vario titolo negli avvenimenti: l’anziana contessa Menegazzi, i possibili autori del delitto, gli agenti della questura e i carabinieri di Marino, le nipoti e le domestiche. Il romanzo è caratterizzato da un impasto linguistico sperimentale che fa anche ampio uso di dialetti di diversa provenienza.
Al posto di ‘er palazzo dell’oro’, come lo chiamava il popolino secondo Gadda, c’è ora un negozio di tessuti di arredamento. Al numero civico ora si trova una targa ricordo. Così la citazione dal testo:
“Quer gran palazzo der ducentodicinnove nun ce staveno che signori grossi: quarche famja del generone: ma soprattutto signori novi de commercio, de quelli che un po’ d'anni avanti li chiamaveno ancora pescicani. Er palazzo, poi, la gente der popolo lo chiamaveno er palazo dell'oro. Perché tutto er casamento insino ar tetto era come imbottito de quer metallo.... Una di quelle grandi case dei primi del secolo che t'infondono solo a vederle, un senso d'uggia e di canarinizzazione: be’ il contrapposto netto del colore di Roma, del cielo e del fulgido sole di Roma. I due salirono in casa Balducci, l'ospitale casa che Ingravallo conosceva, si può dire, col cuore. ... Apparve poi la portiera, emerse, cupa e cicciosa, dall'ombra del corridoio. Nulla di notevole si sarebbe detto: entrati appena in camera da pranzo, sul parquet, tra la tavola e la credenza piccola, a terra…quella cosa orribile.. Il corpo della povera signora [Balducci] giaceva in una posizione infame, supino, con la gonna di lana grigia e una sottogonna bianca buttate all'indietro.”

Targa commemorativa

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